“Rischio chimico”!
Detto così potrebbe anche sembrare il titolo di una nuova puntata di Report su Rai3: “Allerta rischio chimico”. Oppure una nuova voce sulle etichette degli alimenti che acquistiamo al supermercato.
E, forse, non ci allontaniamo troppo dalla realtà.
Infatti, per RISCHIO CHIMICO s’intende una parte integrante del documento di valutazione dei rischi che, per legge, ogni azienda che utilizza prodotti e/o sostanze chimiche deve sottoscrivere.
Una sorta di decalogo o manuale d’uso in cui si dettagliano le informazioni necessarie a capire come manipolare prodotti chimici in azienda.
Abbiamo detto che è un documento da predisporre per legge, ma quali aziende vengono coinvolte da questa normativa?
Sicuramente tutte le imprese che, come già accennato, utilizzano prodotti e/o sostanze chimiche. Ma attenzione: non dobbiamo rischiare (è proprio il caso di dirlo!) di pensare che riguardi solo settori particolari come potrebbero essere quello farmaceutico o petrolchimico, etc. Tutt’altro!
Prodotti e sostanze chimiche sono anche i detersivi, gli oli minerali, i prodotti vernicianti o i prodotti di collaudo. Pertanto anche le aziende che si occupano di pulizie, officine meccaniche o imbianchini, per fare qualche esempio, sono direttamente coinvolti da questa normativa. E la devono rispettare!
Ed eccoci alla nota dolente!!!
Molto spesso infatti (anche troppo spesso) le imprese vivono le normative obbligatorie come qualcosa di oneroso economicamente, ma non sempre così funzionale rispetto agli effettivi processi di lavoro.
Eppure, se queste normative non esistessero, i primi a rischiare danni anche importanti alla propria salute sarebbero proprio coloro che usano e manipolano tali prodotti. Tant’è che qui non ci sono dubbi sulla questione se “sia nato prima l’uovo o la gallina”. La normativa è stata creata proprio dopo aver riscontrato un elevato numero di malattie professionali, causate dall’utilizzo di sostanze chimiche pericolose.
Il Rischio Chimico, appunto.
Anche recentemente mi è capitato di osservare addetti che utilizzano prodotti all’apparenza innocui ma che in realtà devono essere utilizzati con guanti e occhiali.
Quando ho chiesto come mai non si fossero attrezzati con le giuste misure di prevenzione mi è stato risposto che “Spesso neanche noi conosciamo bene l’uso per cui i prodotti sono stati progettati. Li usiamo per come ci sembra più giusto.”
In un’azienda mi è capitato anche di osservare addetti che utilizzavano un mix di candeggina e acido muriatico per la pulizia dei pavimenti, giustificando la miscelazione con l’aumento del potere sgrassante del prodotto finale…
Peccato che questo mix può produrre esalazioni tossiche che, se inalate con costanza, possono arrecare gravi danni alla persona!
Ci piace pensare che chi tratta questo tipo di sostanze abbia anche un certo spirito creativo volto all’ottenimento di un miglior risultato dal proprio lavoro.
Ed è proprio per salvaguardare questo senso del dovere e questa buona volontà che nascono e vengono “imposte per legge” normative come quella sul Rischio Chimico. Manuali, appunto, per ottenere il massimo del risultato dal proprio lavoro, ma nel rispetto della salute, prima di tutto.
A questo punto la domanda sorge spontanea: come verificare il Rischio Chimico di un’azienda e come ottemperare alla normativa di legge?
Innanzitutto con un’indagine che sappia evidenziare come e perché vengono utilizzati specifici prodotti a rischio. L’obiettivo, infatti, non è quello di firmare moduli, pagare imposte e riempire i cassetti di carta, tutt’altro.
L’analisi del Rischio Chimico in un’azienda nasce con l’intento di semplificare il più possibile l’iter burocratico. Individuare in modo specifico e mirato il contesto da verificare e attivare la procedura necessaria, solo dove necessario.
In questo modo sarà più facile fornire agli operatori le linee guida utili per la propria sicurezza e nel rispetto delle normative vigenti.
Peraltro la valutazione del Rischio Chimico va aggiornata solo quando modifichiamo il pacchetto di prodotti e/o sostanze che utilizziamo.
Non solo: una volta assolto l’obbligo di legge e se l’azienda lo desidera, si possono organizzare anche corsi di formazione per gli addetti ai lavori per aiutarli, ad esempio, a leggere le etichette dei prodotti utilizzati, come manipolarli, cosa evitare, etc.
Altro aspetto positivo: l’analisi del Rischio Chimico e i corsi di formazione (laddove richiesti) si svolgono direttamente in azienda, ottimizzando al meglio il coinvolgimento degli operatori.
Dott.ssa Laura Dorini
Vuoi saperne di più o vuoi capire se la valutazione del Rischio Chimico che hai attivato è coerente con le tue esigenze? Scrivimi su laura.dorini@vedconsulting.it
E se vuoi approfondire il tema, scopri in che modo trattiamo e ci occupiamo della Gestione Ambientale in azienda.